Bakata Katanga, stacca il Katanga in swahili.

E’ il nome del gruppo di Mai Mai che sta facendo paura al Katanga. Mai Mai in swahili significa acqua. Secondo antiche credenze, questi guerrieri, diventano invincibili se bevono un’acqua speciale, miracolosa.
Da qui il loro nome, che ormai è diventato sinonimo di ribelli nella Repubblica Dem del Congo per questo ora ogni gruppo di Mai Mai utilizza anche un nome che li caratterizza ulteriormente. Bakata Katanga i più attivi nella nostra provincia, anche se non sono i soli.


Non molti uomini, forse neanche 1000, poco armati ma mobili e pronti a tutto.
Vogliono l’indipendenza del Katanga dal resto della Repubblica Democratica del Congo; stanchi di essere poveri e di vedere le loro risorse mangiate da Kinshasa senza che la ricca provincia del Katanga, ove operano alcune tra le più grosse compagnie miniere al mondo, veda i benefici di quanto prodotto.
Il loro non è un abbigliamento militare, di cui non hanno neanche la formazione, si vestono con abiti di fortuna, vivono nella savana o prossimi di villaggi, sono armati di frecce ma anche delle armi automatiche che sono riusciti a conquistare nei loro assalti a postazioni militari.
Si finanziano con saccheggi, furti e rapine, sono spietati.
In uno sperduto villaggio, Lwela nel nord Katanga, raggiungibile solo a piedi o per elicottero sono morte 16 persone, tra cui donne e bambini, nell’incendio del loro villaggio.


Sulle rive del meraviglioso lago Tanganyika, a Moba, un grande villaggio che potrebbe vivere solo con le risorse del turismo tanta è la bellezza che lo circonda, si sono creati dei gruppi di autodifesa per combattere a fianco dell’esercito regolare, poco armato e finanziato, contro gli indipendentisti.
Questo fa temere la degenerazione del conflitto in uno inter comunitario, con conseguenze ancor più catastrofiche.
Molta nebbia intorno ai reali sponsor di questo movimento e anche intorno al loro capo. Non si sa nulla. Si sa solo che si muovono molto, in piccoli gruppi, e fanno attacchi a sorpresa, brevi ma intensi e sanguinari, prima di ritirarsi.
Il loro scopo è creare quindi tensione, panico, anche in vista delle prossime elezioni provinciali che dovrebbero tagliare il Katanga in diverse province, altra cosa osteggiata dai ribelli ma quest’ultima anche da una parte della società civile che sente la provincia come una e indivisibile.
La divisione del Katanga è prevista nella costituzione approvata nel 2006, ma non è mai stata sottoposta ad un referendum, peraltro non previsto dalla Costituzione congolese.


Fino ad ora i ribelli hanno causato il movimento di più di trecentomila persone, accolte in altri villaggi che chiaramente non hanno i mezzi per affrontare una simile crisi. Immaginatevi un villaggio che fa già fatica ad essere sufficiente a se stesso che all’improvviso deve pensare anche alla sopravvivenza altre persone. Le loro economie di sussistenza sono quindi a rischio, poco cibo, infrastrutture sanitarie povere e assolutamente non in grado di soddisfare le nuove esigenze.
La macchina degli aiuti delle Nazioni Unite si è messa in moto ma con lentezza, la burocrazia…la mancanza di informazioni vere e difficoltà enormi logistiche, no strade, e la scarsa sicurezza rendono difficile un immediato accesso alle popolazioni colpite.

ALBA vuole la cessazione immediata del conflitto e il ritorno nei luoghi d’origine delle popolazioni fuggite per scongiurare tragedie ancor più gravi. Per questo siamo parte del sistema delle Nazioni Unite a cui offriamo il nostro modesto aiuto a tal fine.

Per approfondire:


http://www.nbcnews.com/id/51483964/ns/world_news-europe/t/congos-mining-heartland-volatile-powder-keg-lawmaker/

http://in.reuters.com/article/2013/06/17/congodemocratic-katanga-idINL5N0ET3BP20130617

http://www.rfi.fr/afrique/20130201-rdc-le-nord-katanga-proie-groupes-armes-mai-mai-kata-katanga

http://www.africafederation.net/Katanga_Histoire.htm


Articolo di Gabriele Salmi