400,000 persone sono fuggite dai loro villaggi in KATANGA

Queste le ultime cifre diffuse dalle Nazioni Unite. Nulla di certo, potrebbero essere di più.

A differenza dell’Est Congo, dove sono stati creati dei campi di accoglienza, i congolesi che vivono in Katanga, fuggiti dalle loro residenze, vivono in villaggi vicini, presso altre famiglie che li hanno generosamente accolti presso di loro.
Tutto ciò ha naturalmente delle conseguenze sociali ed economiche comunque catastrofiche se non si interviene immediatamente con aiuti umanitari. Principalmente cure sanitarie, cibo, acqua e anche tende, pentole, materassi.. tutto ciò che serve a ricrearsi un piccolo riparo di fortuna in attesa del ritorno a casa.

QUINDI

Una vera e propria catastrofe umanitaria si sta consumando nell’indifferenza del mondo intero, che ha spesso gli occhi voltati altrove.

EPPURE:

Eppure la storia del Congo è strettamente legata a quella mondiale, spesso anticipatrice di eventi che poi hanno avuto conseguenze sul mondo intero.
Il colonialismo, la scoperta delle materie prime, il ruolo fondamentale avuto durante la I guerra mondiale e la II guerra mondiale.
Senza le sue ricchezze minerarie difficilmente avremmo sconfitto il nazismo: le bombe alleate venivano realizzate grazie alle materie prime, rame, tungsteno etc fornite dalla provincia del Katanga.
Le truppe congolesi vinsero anche importanti battaglie in Etiopia. Nel luglio del 1941 sconfissero le truppe italiane e fecero prigioniero il Generale Pietro Gazzera.

Il Belgio, in ginocchio dopo la fine della II guerra mondiale, potè risollevarsi grazie al controllo delle ricchezze del Congo.
La guerra fredda tra USA e URSS è cominciata qui, gli USA non potevano permettere che l’URSS arrivasse a controllare i giacimenti di uranio del Katanga, da cui venne prelevata la quantità necessaria a fabbricare le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki.
Nell’epoca odierna i suoi legami strettissimi con la Cina, col famoso contratto miniere contro opere pubbliche, hanno anticipato quello che sta accadendo oggi, con la Cina alla ribalta e l’Europa in secondo piano.
Un silenzio che non ha nessuna giustificazione morale certo, ma neanche sociale ed economica.
Ignorare le vicende congolesi significa ignorare la Storia che ci riguarda da vicinissimo.

I ribelli Bakata Katanga
I ribelli che stanno insanguinando il Katanga, come avevamo detto in un precedente articolo, sono chiamati comunemente Bakata-Katanga ( stacca il Katanga in swahili) . Non vi è certezza che sia l’unico gruppo ribelle, basta entrare in un ufficio ONU qualsiasi per vedere come i nomi dei gruppi ribelli si aggiungono di mese in mese.
A parole vogliono l’indipendenza del Katanga dal resto del Congo, perché la capitale congolese, Kinshasa, non retrocede le ricchezze della regione lasciando la sua popolazione nella povertà. ( Il Congo è tra gli ultimi paesi al mondo in ogni statistica di vivibilità).
Forse vorrebbero stare solo un po’ meglio, prima di tutto.
Le Nazioni Unite hanno recentemente stilato un rapporto ove denunciano la presenza di burattinai ben conosciuti, pronti ad armare le mani di questi disperati per destabilizzare la regione.
http://www.un.org/ga/search/view_doc.asp?symbol=S/2014/42

A che pro?

Difficile da dire, secondo alcuni la nuova Costituzione, che prevede la divisione del Katanga in diverse province non è gradita perché lascerebbe la zona a nord senza le materie prime che si trovano a sud e in effetti la ribellione è a Nord, mentre il sud del Katanga è toccato solo marginalmente da questa ribellione, anche se vi sono stati diverse incursioni vicino a Lubumbashi che hanno causato danni e fatto vittime civili innocenti.
Quindi i Mai-Mai, causando movimenti impressionanti di popolazione, impedirebbero di fatto lo svolgersi di nuove elezioni, lasciando quindi le cose come sono.
A differenza del Nord e Sud Kivu, dove la ribellione mira al controllo delle ricche miniere, in Katanga la zona mineraria non è stata quasi toccata da questo movimento. Le multinazionali americane, kazake, canadesi e svizzere che hanno creato gigantesche imprese per lo sfruttamento dei giacimenti minerari, lo fanno ancora in tutta tranquillità. La strada dei minerali, la mineral route: da Kolwezi a Kasumbalesa, 400km di strada asfaltata, una delle poche, che porta dal cuore delle miniere di rame fino al confine con lo Zambia è completamente percorribile e non ha mai conosciuto problemi di nessun tipo coi ribelli, un particolare da tenere in conto per ogni analisi della situazione.
All’Est del Congo, la ribellione, ha invece di fatto impedito lo sfruttamento industriale dei minerali che rimane ancora artigianale e grazie a ciò rimane possibile per i ribelli, ma anche per le nazioni confinanti, impadronirsi di ingenti profitti.

Villaggio Kyenge

L’anno scorso anche il villaggio della nostra ex Ministra Integrazione, a 300 km da Lubumbashi, è stato attaccato e saccheggiato con pesanti conseguenze per la sua popolazione

Difficoltà logistiche:

Le zone maggiormente colpite sono quelle attorno ai paesi di Manono-Mitwaba-Pweto, il triangolo della morte. Far arrivare gli aiuti umanitari in quelle zone è un’impresa non da tutti. Giorni e giorni di viaggio su strade inesistenti, di terra, o sentieri..resi impraticabili da giorni e giorni di piogge.
Noi di ALBA le conosciamo bene queste strade, queste zone, le abbiamo affrontate duramente e vi invitiamo a vedere i due video qui linkati:

http://www.youtube.com/watch?v=q3PkiZgakZc

http://www.youtube.com/watch?v=3w4mTpwxS4U

MAI-MAI
La parola Mai-Mai, che designano anche i Bakata Katanga, si è sentita per la prima volta sul finire degli anni ’60, al confine col Katanga, ed erano gruppi di ribelli nati per contrastare la tirannia delle FAZ, l’esercito zairese legato a Mobutu.
Erano gruppi formati da molti ragazzini, anche al di sotto dei 14 anni, arruolatisi con la volontà e con la forza, che credevano ad uno speciale rito magico, per cui il rito di aspergere il proprio corpo con una speciale acqua li avrebbe resi invulnerabili alle pallottole. MAI in swahili vuol dire acqua, da qui il nome Mai-Mai.
Oggi non si conosce il nome del leader o dei leader dei Mai- Mai Bakata Katanga, c’è chi dice che sia Gedeone, un capo ribelle fuggito dalla prigione un anno fa, chi un certo Ferdinand Imana, ma resta fitto il mistero. Così come rimane un mistero chi finanzi i gruppi, anche se la relazione del Gruppo degli Esperti delle Nazioni Unite, che abbiamo linkato più in alto, fa nomi precisi di persone che hanno fatto parte della storia recente della Repubblica.
Aspettiamo di vedere le conseguenze politiche e giuridiche di quel rapporto per avere qualche certezza in più.

L’annessione del Katanga al Congo di Leopoldo

..avvenne la vigilia di Natale, il 24 dicembre 1884. Leopoldo dovette fare delle concessioni alla Francia e in cambio ebbe il Katanga, semplicemente tracciando una linea su una cartina di fortuna, fatta a mano da Morgan Stanley. All’epoca per tutti era solo una enorme distesa di savana, niente di che.
Qualche anno dopo Jules Cornet, geologo belga, scoprì i giacimenti di rame e definì il Katanga come uno scandalo geologico.

1960 Indipendenza del Katanga
Nel 1960, poco dopo l’indipendenza della Repubblica Democratica del Congo dal Belgio, avvenuta il 30 giugno 1960, Moise Thsombe, uomo politico del Katanga, dichiarò l’indipendenza della regione dal resto del paese. Formò delle milizie, tra cui i Gendarmi del Katanga, comprò l’appoggio di mercenari, tra cui il famoso Bob Denard e beneficiò dell’aiuto militare del Belgio, attratto dalla possibilità di continuare a tenere il controllo sulle miniere del Katanga anche dopo l’indipendenza.
Le Nazioni Unite e gli USA osteggiarono fortemente l’indipendenza che venne risolta solo due anni dopo, nel Gennaio 1963, con l’invio di truppe ONU.
Il Belgio non fu contento dell’intervento e criticò fortemente sia ONU che USA.

Ci auguriamo
che il lavoro del Governo, con il concorso di organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite, anche con il nostro modestissimo contributo e l’attenzione dei media possano aiutare a portare soluzioni di pace durabili.


di Gabriele Salmi / 25 febbraio 2014